Visionari, ottimisti, resistenti. Siamo questo e di più! Un gruppetto etto etto di persone che si sono intestardite su un’altra idea di letteratura, ma non solo. Poveri pazzi che provano ad andare controcorrente in un mondo di lupi affamati, che cercano di dare voce a quelli che scrivono senza essere ghost, per esempio, e fiducia a quelli che una scuola di scrittura figa non l’hanno frequentata, e non solo per quanto costa.

Nel grande circo della cultura, nello sfavillante mondo della letteratura, dove l’obiettivo primario degli scrittori pare essere diventato la ribalta di un teatro o lo scenario accattivante di uno studio televisivo, noi siamo piccoli, piccolissimi, infinitesimali, niente. Non siamo allineati. Noi cerchiamo di incontrare la cultura della gente e dare voce agli altri, dove questi altri sono tutti dei perfetti sconosciuti e attraverso i loro scritti manifestano un disagio. Un disagio che Officine Editoriali raccoglie e riconosce nella sua accezione più ampia, un disagio che è malessere, inadeguatezza, inadattabilità, diversità, un disagio che è spesso sopra le righe. Ma, come il dolore, il disagio è assolutamente soggettivo.
Con la nostra minuscola Officine Editoriali possiamo aprire un sentiero, piuttosto impervio per la verità, ma pur sempre una indicazione.

Ci piacerebbe una cultura più umile, una letteratura più vera.
Ci piacerebbe che uno scrittore venisse valutato per ciò che scrive e non per i santi che ha in Paradiso.
Ci piacerebbe che le parole venissero usate per ciò che realmente significano, a partire da quelle esotiche.
Per questo valutiamo severamente ogni lavoro che arriva in redazione e le nostre pubblicazioni sono il risultato di un editing serio e profondo.
Forse ci siamo imbarcati in una impresa impossibile, ma se riusciamo a sognare una cosa possiamo anche realizzarla.